In occasione della Giornata contro la violenza sulle donne il Museo Hendrik C. Andersen propone la seconda edizione della performance Noi per Voi 2023 la cui prima edizione si è svolta nel 2022 a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Maddalena Paolillo.
Presso il Museo si terrà una visita-conferenza a cura di Carolina Lombardi le cui opere sono esposte nella mostra in corso. L’artista cita un brano di Plinio il Vecchio come esempio di una delle tante testimonianze discriminanti nei confronti del sesso femminile nel corso dei secoli: <<[…]In seguito al contatto con una donna in questo stato, il mosto inacidisce, i semi diventano sterili, gli alberi appassiscono, quelli da frutto si seccano e i loro frutti cadono solo che essa si sieda sotto; solo che ne venga guardato uno sciame d’api immediatamente morrà, mentre il bronzo e il ferro immediatamente arrugginiranno ..un cane che ne assaggi il sangue, impazzirà ed il suo morso diventerà velenoso come nella rabbia>>. (Plinio il Vecchio Storia Naturale, libro28, cap. 23, 78-80).
La donna era considerata impura perché soggetta alle mestruazioni” – scrive Carolina Lombardi – “l’imbecillis sexus”, (sine baculo) del mos maiorum, esclusa dalla vita pubblica e da qualsiasi atto giuridico, la strega del periodo medievale, difettosa già a partire dalla Creazione, avvezza per natura al peccato, scomoda, luciferina e mandata al rogo. Fino alla pratica del Sati, in India, abolita solo nel 1829, in cui la moglie veniva bruciata viva alla morte del marito, distendendosi sulla pira funebre vicino al corpo del consorte o gettandosi nel fuoco quando questo fosse già divampato. E arriviamo ai nostri giorni in cui il maschilismo secolare diviene humus generativo di atti di prevaricazione e sopruso fino ad arrivare alla violenza sanguinaria dei femminicidi.
Il progetto espositivo Ricamando il caos, presentato negli spazi del Museo Hendrik Christian Andersen dal 22 novembre al 16 febbraio si riconnette all’attività femminile per eccellenza, l’arte del ricamo e della tessitura per svelarne i contenuti simbolici, ormai dimenticati. Il filo connette, intreccia, crea trame e orditi che ci restituiscono una visione interconnessa della realtà. Tessere dunque significa partecipare alla vita del cosmo, ricreare l’unità del mondo nella sua diversità, nei suoi opposti. La rete unisce. È frammento e sutura dei frammenti allo stesso tempo, ordine e disordine insieme. La mitologia antica abbonda di divinità femminili dedite al ricamo e alla tessitura, con allusione alla peculiarità della vita di essere intrecciata, olistica, interdipendente. Basti pensare alla Moire, alle Parche, alle Norne, ad Atena, ad Aracne. L’etimologia stessa di “filo” (da σφίγγω/lego, stringo) riporta all’azione aggregante e unificante del ricamo. I nativi americani e molte popolazioni arcaiche erano consapevoli nella natura interconnessa dell’universo che si credeva generato da una Donna Ragno. Nelle mie opere ricamo con il linguaggio, i fili sono testi scritti impossibili da leggere. Non hanno natura concettuale, sono slegati dal significato che non è mai univoco, poiché influenzato dal contesto, dall’epoca di appartenenza, anch’esso un intreccio di ambiti personali e di pratiche specifiche. Resta la suggestione visiva, la trama relazionale che unisce, l’orizzontalità che annulla le gerarchie, abolisce qualsiasi supremazia ideologica e di genere. I fili di parole dei miei lavori lasciano filtrare la luce in quanto ogni relazione, ogni comunicazione/messaggio genera nuova energia. In questo senso mi ricollego al pensiero di Rosi Braidotti che in “Il postumano” scrive: “Il significante linguistico è solo uno dei punti della catena degli effetti, non Il suo centro o la sua fine. L’origine dell’ispirazione intellettuale risiede nel flusso senza fine delle connessioni tra i testi e i loro molteplici fuori. […] Lasciarci alle spalle le tensioni che accompagnano l’umanesimo e il suo rifiuto del contraddittorio ora è una priorità. [….] Ciò denota un senso globale di interconnessione tra tutti gli umani, ma anche tra gli umani e l’ambiente non umano, inclusi ambiente urbano e sociopolitico che disegnano una rete di intricate interdipendenze[…] Eurocentrismo, maschilismo e antropocentrismo sono spiegati di conseguenza come fenomeni complessi e interrelati”.
Contro qualsiasi forma di maschilismo che degenera spesso in episodi di violenza contro le donne il Museo H.C. Andersen propone anche quest’anno una performance collettiva che si svolgerà nello spazio espositivo del II piano dove i Lightbox di Carolina Lombardi saranno spenti per alcuni minuti a rammentare la violenza cieca.
L’artista omaggerà quindi con il suo intervento la figura femminile per altro molto presente nel Museo.
Al primo piano saranno allestite delle teche con materiali documentari, lettere e libri, dall’Archivio Storico e dalla Biblioteca del Museo che testimoniano l’impegno di Hendrik Andersen e di Olivia Cushing, sua cognata, per l’emancipazione e diritti delle donne.
L’evento si terrà sabato 25 novembre alle ore 16.00
Noi per Voi 2023
Performance a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Maddalena Paolillo
Visita-Conferenza a cura dell’artista Carolina Lombardi