In occasione delle festività natalizie, Castel Sant’Angelo ospita due presepi provenienti dalla Certosa e Museo di S. Martino a Napoli, esemplari significativi di una produzione basata sulla capacità di sintesi tra esperienza artigianale, creatività artistica e sperimentazione innovativa dei materiali.
Nella Sala della Biblioteca, è allestito un monumentale presepe in sughero e legno con dettagli in stoffa e terracotta, finora conservato in deposito. L’opera, realizzata nel 1871 da Lorenzo Taglioni, ingegnere al servizio del re Ferdinando II di Borbone, costituisce un complesso lungo quasi due metri che lega indissolubilmente meccanica ed arte, spirito tecnico e spirito estetico. Grazie a un calibrato meccanismo, infatti, il modello in sughero del celebre Tempio di Nettuno dell’antica Paestum, si apre, con effetto teatrale, assumendo la forma di un presepe con pastori. La trasformazione del tempio di Nettuno in presepe napoletano è illustrata con l’ausilio di un video che manda a ciclo continuo le operazioni di apertura e di chiusura, mentre degli specchi collocati a terra ricordano al pubblico che il presepe nasconde i prospetti esterni del tempio.
L’imponente costruzione è un unicum proprio per la relazione che l’architettura classica instaura con la storia cristiana, diventando la cornice per l’intero presepe e i suoi abitanti, oltre duecento personaggi vestiti secondo il costume del Regno di Napoli e delle due Sicilie. L’esposizione offre così un’occasione per riflettere sulla complessa relazione tra il passato classico e quello cristiano che accomuna l’opera in mostra e la sede ospitante, creando uno spazio di dialogo tra culture e architetture.
La mostra si inserisce all’interno di un importante progetto di tutela e valorizzazione del presepe di sughero che, nell’ottica di un programmatico recupero di beni provenienti dai depositi, per l’occasione verrà sottoposto a un intervento di restauro e risanamento conservativo, reso necessario dall’alterabilità dei materiali impiegati in sughero e legno e dal suo funzionamento meccanico. Tale intervento si inquadra in una prospettiva più ampia, che traduce la volontà critica di conferire nuova luce a tutte quelle opere e quegli oggetti custoditi in luoghi esclusi dalla pubblica visione, al fine di promuovere un racconto museale che sia sempre rinnovato e che possa stimolare costantemente il pubblico, educandolo a un approccio, al contempo familiare e istruttivo, al nostro prezioso patrimonio culturale.
Nel Giretto coperto di Pio IV, accessibile attraverso l’ascensore principale del Monumento, è invece allestito il presepe in ceroplastica, realizzato in cera, sughero e legno da Padre Benedetto Sferra nel 1744 per destinarlo alla sacrestia della chiesa di S. Maria a Caponapoli. All’interno di una scatola scenica, l’artista ha ricostruito un contesto rurale popolato di dettagli quotidiani e di figure dal forte impatto scenografico ed emotivo, in linea con la più genuina tradizione del presepe napoletano settecentesco. Tale esposizione offre così l’occasione per apprezzare un’opera di eccezionale valore storico-documentario, che testimonia l’utilizzo delle cerae pictae, ossia di figure in cera a pieno rilievo ravvivate dal colore, caduto in disuso e soppiantato dal ricorso a materiali più resistenti all’usura. L’opera si contraddistingue infatti per l’impiego di una cromia accesa e armoniosa, dalla notevole sensibilità evocativa, che consente di creare un sentimento di connessione con il riguardante e di partecipazione all’evento religioso.
“Sono lieto – commenta il Direttore generale Musei Massimo Osanna – che Castel Sant’Angelo, con l’allestimento di due presepi napoletani di grande interesse, celebri una tradizione profondamente radicata nella nostra cultura, offrendo al pubblico un’opportunità per riscoprire opere di rilevante valore storico e artistico. Questo progetto riflette pienamente la missione dei musei contemporanei: essere luoghi dinamici, in grado di rinnovarsi e di creare dialoghi significativi tra culture, epoche e tradizioni. Attraverso il restauro e la valorizzazione, confermiamo l’impegno a rendere accessibile un patrimonio spesso meno conosciuto, nel segno di una missione che unisce tutela, educazione e partecipazione.”
I due presepi in mostra a Castel Sant’Angelo, accomunati dalla loro vocazione scenica e teatralizzante, consentono di apprezzare peculiari interpretazioni della tradizione universale del presepe, che naturalmente ha sviluppato caratteristiche e sfumature regionali diverse, contribuendo a creare una significativa ricchezza di stili.
I presepi saranno fruibili al pubblico fino al 12 gennaio 2025.
© Nisus Film