Il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo ha sede in una struttura complessa, che è stata utilizzata per secoli con diverse funzioni, nascendo come sepolcro per poi diventare residenza fortificata, prigione e infine museo. Per aiutare i visitatori a comprendere meglio questa storia incredibilmente lunga e varia, dal 12 aprile sarà aperta un’esposizione didattica allestita nelle stanze delle cosiddette Armerie inferiori, che si aprono sul Cortile dell’Angelo. La secolare vicenda del Castello inizia nel 135 d.C., quando l’imperatore Adriano fece costruire la Mole con l’intento di erigere una tomba monumentale per sé e i suoi successori, che fu terminata solo dopo la sua morte, nel 139 d.C. L’utilizzo successivo del Mausoleo di Adriano come fortezza, carcere o dimora fortificata ne determinò continui mutamenti che fecero perdere memoria della struttura originaria, tanto che a partire dalla fine del XV secolo esistono esclusivamente ipotesi ricostruttive del monumento, formulate per lo più sulla scorta delle esigue fonti antiche o basandosi su ciò che poteva riconoscersi all’interno e all’esterno del Castello.
Nelle sale della mostra una serie di plastici, realizzati nella prima metà del secolo scorso, rendono chiaramente visibili queste diverse trasformazioni e vengono accompagnati da numerose stampe, dipinti e fotografie antiche. Per illustrare la storia del monumento fin dalle origini, l’allestimento prevede anche la presenza di alcuni frammenti lapidei scolpiti che testimoniano lo sfarzo della tomba di Adriano, che appariva interamente ricoperta di marmi bianchi. I tentativi, spesso fantasiosi, di ricostruirne l’aspetto fatti nei secoli passati si ritrovano in diverse stampe esposte, tra le quali le incisioni di Antonio Labacco e Giacomo Lauro.
Il Castello subì varie modifiche al tempo di papa Alessandro VI Borgia, in carica dal 1492 al 1503, che ne potenziò le strutture difensive. L’aspetto cinquecentesco è testimoniato da varie stampe dell’epoca, come quella del cosiddetto Maestro dell’ala di uccello, precedente al 1549, e da alcuni dipinti. All’epoca il possente edificio era già conosciuto da secoli come Castel Sant’Angelo, in conseguenza di un fatto miracoloso avvenuto nell’anno 590: l’arcangelo Michele apparve sul Castello a papa Gregorio I Magno e alla processione di fedeli da lui guidata, riponendo la spada fiammeggiante nel fodero come segno della fine della pestilenza che affliggeva la città. La mostra dedica uno spazio anche all’illustrazione di questo aspetto, esponendo per esempio un dipinto del primo Seicento, copia in piccolo dal pittore senese Ventura Salimbeni, il cui originale è conservato nella Basilica di San Pietro a Perugia. Una stampa del Bombelli raffigura invece la statua dell’arcangelo Michele, che svetta ancora oggi al vertice dell’edificio, commissionata in occasione del Giubileo del 1750 e realizzata in bronzo dallo scultore fiammingo Peter Anton Verschaffelt. Non viene tralasciata neanche la tradizione della Girandola, lo spettacolo pirotecnico voluto da papa Sisto IV (1471-1484) per la festa dei Santi Pietro e Paolo del 29 giugno 1481 e poi per secoli evento atteso dai romani e dai forestieri, con i fuochi che illuminavano il cielo di Roma e i bagliori che si riflettevano nelle acque del Tevere. Molti grandi artisti, come Michelangelo Buonarroti, Bernardo Buontalenti e Gian Lorenzo Bernini si cimentarono nella progettazione dei giochi pirotecnici e altri cercarono di fissarne nelle loro opere la bellezza e la fugacità, come è possibile vedere nell’acquaforte di Francesco Piranesi o nel dipinto di Franz Theodor Aerni.
Alcuni dipinti del Castello e dell’area circostante, con il ponte Sant’Angelo e il fiume Tevere, dimostrano la grande fortuna che il soggetto ha avuto presso gli artisti non solo italiani, ma di tutta Europa, per i quali la grande mole circolare rappresentava di certo uno tra i più amati dei monumenti romani. Alcune fotografie infine aiutano a visualizzare le tante trasformazioni che il Castello e le vicine rive del fiume hanno affrontato tra la fine dell’Ottocento e i primi del Novecento.
Orari di visita: da martedì a domenica dalle 9.00 alle 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)
Prenotazioni: Sabato e festivi prenotazione obbligatoria con un giorno di anticipo (attenzione: prevede commissioni aggiuntive e non garantisce l’accesso prioritario al museo); Prenotazione ingressi tramite Gebart: www.gebart.it/musei/museo-nazionale-di-castel-santangelo/
tel. 06 32810 (numero attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00);
Costi: € 12,00 intero; € 2,00 agevolato (tutti i giorni dalle ore 9.00 alle ore 19.30);
Info: castelsantangelo.beniculturali.it;
direzionemuseistataliroma.beniculturali.it/istituti/museo-nazionale-di-castel-santangelo-2/