“GIUBILEO 2025. LE VIE DELLA FEDE. Testimonianze d’arte e di pensiero” – Mostra al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo. Mostra prorogata fino al 1 settembre 2024

Il 22 gennaio alle ore 17.00 è stata inaugurata a Roma, presso il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, la mostra GIUBILEO 2025. LE VIE DELLA FEDE. Testimonianze d’arte e di pensiero, promossa e organizzata dal Centro Europeo per il Turismo Cultura e Spettacolo e accolta negli spazi del Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo, afferente alla Direzione Musei Statali della città di Roma del Ministero della Cultura. Il progetto ripercorre l’evoluzione attraverso i secoli di temi e figure dell’arte sacra, testimonianze del complesso rapporto nel tempo della collettività con il senso religioso, all’interno di un luogo – Castel Sant’Angelo – la cui storia si intreccia intimamente con quella della Chiesa. La mostra, progettata e curata da Mariastella Margozzi, fino a pochi mesi fa Direttrice Musei Statali della Città di Roma, con la collaborazione di Stéphane Verger e del Cardinale Angelo Comastri, è accompagnata da un catalogo edito da Gangemi Editore che presenta saggi dello stesso Cardinale Comastri, del Cardinale Agostino Marchetto, di Massimo Ruben Rossi, oltre che della curatrice. I testi relativi agli artisti e alle opere in mostra sono di Vincenzo Lemmo, Michele Occhioni, Laura Salerno, Riccardo Salvatori. Dalle opere più antiche, quelle di Vittore Crivelli della fine del Quattrocento, alle più recenti del contemporaneo Omar Galliani, nella mostra si snoda un percorso che attraversa oltre cinquecento anni di storia. Partendo dall’arte cinque-seicentesca (con opere, tra gli altri, di Orazio Gentileschi, Bernardo Cavallino, Mattia Preti), si passa per la scelta culturale degli artisti della modernità (Domenico Morelli, Gaetano Previati) per approdare, infine, alla ricerca di una profonda e rinnovata spiritualità in quelli della seconda metà del Novecento (l’angoscia di Mario Sironi, la ieratica serenità di Giacomo Manzù, la religiosa visione di Venanzo Crocetti, quella tempestosa di Pericle Fazzini, lo spirito caustico di Giovanni Hajnal). Con Omar Galliani, unico artista vivente ed esponente di primo piano della rinnovata ricerca figurativa, l’esposizione affronta la rappresentazione contemporanea della comprensione e oggettivazione visiva dei misteri della Fede. Parallelamente, e sempre nel solco dell’esemplificazione delle tante possibili vie della Fede, la mostra si apre al pensiero di donne e uomini dell’ultimo secolo: santi, beati, ma anche personaggi della cultura contemporanea. INFORMAZIONI Roma, Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo23 gennaio – 30 giugno 2024 OrariDal martedì alla domenica, dalle ore 9.00 alle ore 19.00 (ultimo ingresso ore 18.00).Chiuso il lunedì. Biglietti e tariffe InteroIngresso a Castel Sant’Angelo: € 13,00 + ingresso mostra: € 6,50 Ridotto (18-25 anni) Ingresso a Castel Sant’Angelo: € 2,00 + ingresso mostra: € 2,00 GratuitiCome da normativa vigente: https://cultura.gov.it/agevolazioni Per accedere alla mostra è necessario essere in possesso del biglietto di ingresso per Castel Sant’Angelo.Resta comunque sempre possibile visitare solo Castel Sant’Angelo. Biglietti acquistabili in loco oppure online su https://www.gebart.it/musei/museo-nazionale-di-castel-santangelo/ AVVISO Dal 1° marzo e fino al 30 giugno 2024 il biglietto d’ingresso al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo sarà pari a € 16,00 e includerà anche la visita alla mostra “Giubileo 2025. Le vie della Fede. Testimonianze d’arte e di pensiero” ospitata nelle Armerie Superiori (fino al 30 giugno 2024). Intero: 16 euroRidotto: 2 euro per i cittadini dell’Unione Europea tra 18 e 25 anniGratuità di legge: per l’elenco completo delle agevolazioni si invita a visitare la pagina del MiC (https://cultura.gov.it/agevolazioni)  PromotoriMinistero della Cultura – Direzione Musei statali della città di Roma Ideazione e organizzazioneCentro Europeo Turismo e Cultura S.r.l. A cura diMariastella Margozzi Con la collaborazione diStéphane VergerCardinale Angelo Comastri CatalogoGangemi Editore Info mostra066876600-066876448 (tutti i giorni ore 9.00-13.00)info@centroeuropeoturismo.it Scarica il comunicato stampa Scarica la locandina

Carolina Lombardi, “Discursus/Narrazione 5”. Installazione site specific al Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo

Dal 21 dicembre 2023 al 16 febbraio 2024 sarà ospitata presso il Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo l’installazione di Carolina Lombardi “Discursus/Narrazione 5” in sinergia con il progetto Ricamando il caos in mostra negli spazi del Museo Hendrik Christian Andersen di Roma fino al 16 febbraio 2024, a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Gabriele Simongini. “Discursus/Narrazione 5” è un’installazione luminosa site specific che condivide con le venti opere luminose esposte al Museo Andersen la medesima poetica, inscritta nel solco della teoria della complessità e del caos. Anche qui il filo che compone le immagini crea trame e merletti intessuti di luce ed è costituito da un testo scritto da cui filtra selettivamente la luce generando forme reticolari che ricordano strutture naturali, barriere coralline, reti neurali, nonché la grande ragnatela cosmica. Spiega Carolina Lombardi: “Discursus/Narrazione 5” è il titolo dell’opera in riferimento all’etimologia della parola Discursus evidenziata dal filosofo Carlo Sini in Inizio, testo del 2016. “[…] Non è privo di interesse che proprio questi siano i significati della parola “discorso” – scrive Carlo Sini – Discursus nomina infatti l’intreccio, l’aggiramento, l’attorcigliamento; solo di conseguenza significa anche il discorso, la conversazione. […] Si potrebbe dire che ognuno di noi è un corpo costituito da un intreccio infinito di corpi in relazione con altri corpi a loro volta infinitamente intrecciati. […] Noi siamo nell’intreccio e un nodo dell’intreccio, ovvero una sua occasione”. “Il mio intento – sottolinea l’Artista – è di ricucire con il filo provocatorio delle trame testuali ambiti rimasti per lungo tempo separati” e cita in questo caso lo scienziato Ilya Prigogine in La fine delle certezze: “Stiamo assistendo all’emergere di una scienza che non si limita più a studiare situazioni semplificate, idealizzate, ma che ci mette di fronte alla complessità del mondo reale: una scienza che consente alla creatività umana di vivere se stessa come l’espressione singolare di un carattere fondamentale che è comune a tutti i livelli di natura”. L’opera site specific si colloca in fondo alla rampa diametrale ed è in linea con la precedente installazione a cura di Federico Lardera ed Egidio Senatore “La porta magica”. Anche nel caso di “Discursus/Narrazione 5” la porta diviene soglia, passaggio, transito, riferiti tuttavia non più alla trasmutazione alchemica dal bronzo in oro bensì all’energia relazionale (luce) generata dai concatenamenti, dagli incontri, da qualsiasi forma di comunicazione/messaggio in una realtà interconnessa. “Le reti alludono ai sistemi complessi, non lineari, dinamici, sempre in bilico tra ordine e disordine, tra regolarità e caos, struttura e cambiamento di fase. Come per ogni evento abitano la linea di confine, si fanno ponte tra noi e il mondo, tra passato e presente, tra soggetto e oggetto, in un costante rimando. I testi, volutamente privi della propria natura concettuale, sono trasformati in un nonsense. Mi astengo infatti dall’imporre alcun significato particolare, desidero piuttosto dare spazio alla suggestione visiva, alle intricate e molteplici geometrie frattali, alla trama relazionale che unisce, all’orizzontalità che annulla le gerarchie, abolisce qualsiasi supremazia ideologica o di genere” (C. Lombardi). “Le installazioni della Lombardi sono come le tele di Penelope, infinite e continue danno vita ad una partitura incompiuta. Più musicale che narrativa l’esperienza che invitano a compiere non si traduce in alcuna storia da raccontare esprimendo il lento fluire, il riverberare della luce che dà forza e vigore alle sottili filigrane, agli intrecci leggeri che si sovrappongono, si intersecano allontanandosi e avvicinandosi, creando labirinti e circuiti. […] Come le grandi tele di Jackson Pollock quelle della Lombardi esprimono lo slancio verso il sublime, quel senso di stupore e terrore insieme di fronte alla grandezza, potenza e imprevedibilità̀ della natura” (M.G. Di Monte). L’Artista, scrive il co-curatore Gabriele Simongini, “tessitrice paziente e sensibile, connette la scienza con l’ecologia e con l’attenzione laicamente spirituale verso la riscoperta di un’umanità che non tenda ad affermarsi come tirannica dominatrice e predatrice ma come semplice coabitante del pianeta Terra, per sentirsi parte integrante di un universo in cui ricercare una nuova armonia.” Secondo Valerio Eletti, Presidente del Complexity Education Project, “[…] Carolina ricama sistemi complessi: fa interagire tra di loro piani visivi paralleli, senza gerarchia, giocando con le lettere e la luce, con lo spazio e con una pluralità̀ di territori interrelati. Pochi sono gli artisti che hanno saputo penetrare così a fondo nel contesto cognitivo e percettivo in cui si dipanano le teorie e le pratiche dei sistemi complessi”. Sorprendente l’anagramma delle 16 lettere che costituiscono il nome e cognome dell’Artista CAROLINA LOMBARDI: RICAMAR IL BANDOLO o ancora: RICAMAN LI AL BORDO, riferito alla melma policefala, o ancora: LAB: RICAMANDO ORLI. Il tema della sua ricerca era già inscritto nel nome. Scarica il comunicato stampa Scarica la locandina

Roberto Giordano, RI–SENTIMENTI. Storie di ultimi incontri

Dal 25 novembre 2023 al 7 gennaio 2024 il Museo Boncompagni Ludovisi diretto da Matilde Amaturo e afferente alla Direzione Musei statali della città di Roma, diretta da Massimo Osanna ospiterà la mostra fotografica di Roberto Giordano RI-SENTIMENTI. Storie di ultimi incontri. La mostra, curata da Valentina Filamingo, inaugura in occasione della Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Attraverso 17 scatti in bianco e nero l’esposizione fotografica racconta la fine di un rapporto, la storia di un ultimo incontro, durante il quale tra i sentimenti ed i risentimenti in qualche modo la protagonista rivive quello che è stato il suo rapporto con il partner. La relazione difficile viene ripercorsa con la rappresentazione di un recinto nella quale sono costretti sia la donna che l’uomo, la prima succube della violenza, il secondo annodato alla propria ossessione che non riesce a sciogliere. Roberto Giordano racconta la violenza di genere articolando la narrazione in 5 sezioni: “il giardino”, “il recinto”, ”il mare”, “il lago”, “la casa” che illustrano gli incontri/scontri di una donna e di un uomo interpretati dagli attori Anna Karolak e Fabio Faraglia. Nuvole nere incombono sui due protagonisti in tutti gli scatti fino all’ultimo passaggio, quello della rinascita, dove la donna si ritrova sola davanti allo specchio, ormai libera da un rapporto conflittuale e pronta per lasciarsi il passato alle spalle rappresentato da un piccolo ma pesante orologio da collo. Roberto Giordano coltiva da quattro anni una grande passione per la fotografia. Ha seguito corsi presso la Scuola Romana di Fotografia e workshop di reportage. Predilige il racconto fotografico, soprattutto orientato al sociale e all’ambiente. La fotografia diventa per lui uno ‘strumento’ per confrontarsi con gli altri e raccontare temi delicati e scottanti. Ha recentemente affrontato il tema doloroso della violenza di genere, attraverso scatti in bianco e nero. Opening della mostra: 25 novembre ore 16.30 Scarica il comunicato stampa

Carolina Lombardi, Ricamando il caos

Dal 22 novembre 2023 al 16 febbraio 2024 apre al pubblico la mostra Carolina Lombardi. Ricamando il caos, a cura di Maria Giuseppina Di Monte e Gabriele Simongini, negli spazi del Museo Hendrik Christian Andersen afferente alla Direzione Musei statali della città di Roma, diretta da Massimo Osanna. Il percorso dell’esposizione si snoda nelle sale dei due piani del Museo attraverso una ventina di opere di luce in Plexiglass retroilluminate a led nelle quali il filo luminoso che compone le immagini crea trame e merletti intessuti di luce ed è costituito da un testo scritto da cui filtra selettivamente la luce generando forme reticolari che ricordano strutture naturali, barriere coralline, reti neurali, reticoli sarcoplasmatici nonché la grande ragnatela cosmica. Il significato dei testi perde di importanza trasformandosi in un “nonsense” mentre la suggestione visiva riporta alle strutture naturali. Reti e trame guidano lo spettatore verso la teoria della complessità e del caos: da qui il titolo della mostra Ricamando il caos. Oltre alle opere di luce, di cui alcune di grandi dimensioni, sarà presentata al pubblico la video installazione “Physarum Polycephalum” che riprende la crescita e l’espansione di un particolare organismo unicellulare, il Physarum Polycephalum. Non ha un cervello né un sistema nervoso ma è in grado di eseguire calcoli computazionali, prendere decisioni, conservare memoria delle proprie azioni e uscire da un labirinto per la via più breve. La melma policefala, attraverso il flusso di spola, ricama anch’essa strutture reticolari che ci restituiscono una visione interconnessa della realtà. “Elegante, raffinato, coerente il progetto di Carolina Lombardi prende vita nelle sale del Museo Hendrik Christian Andersen”, scrive Maria Giuseppina Di Monte, Direttrice del Museo, “[…] Attraverso una selezione di alcune delle ardite strutture luminose che insieme compongono una costellazione, le sale del Museo si animano grazie ai molteplici fili luminosi che s’intrecciano e si richiamano a distanza, da un elemento all’altro della serie, come organi o apparati di un unico corpo in movimento ed evoluzione costante. […] Come le grandi tele di Jackson Pollock quelle della Lombardi esprimono lo slancio verso il sublime, quel senso di stupore e terrore insieme di fronte alla grandezza, potenza e imprevedibilità della natura. Probabilmente solo l’esperienza estetica può fornire una chiave ed è precisamente ciò che fa Carolina Lombardi con i suoi corpi luminosi in cui natura e cultura, come lei dice, e aggiungerei tecnologia, si uniscono e diventano lo spartito non musicale ma visivo che ci irretisce e seduce con le sue sincronie, i suoi accenti brillanti e le sue pause meditative.” Carolina Lombardi è, sottolinea Gabriele Simongini, nel profondo e al contempo, artista visiva e poetessa, nutrita anche da precisi interessi scientifici che le donano un’ansia di conoscenza più ampia rafforzata dalla sua sensibilità percettiva e creativa. L’Artista, scrive il co-curatore, “tessitrice paziente e sensibile, connette la scienza con l’ecologia e con l’attenzione laicamente spirituale verso la riscoperta di un’umanità che non tenda ad affermarsi come tirannica dominatrice e predatrice ma come semplice coabitante del pianeta Terra, per sentirsi parte integrante di un universo in cui ricercare una nuova armonia.” Per capire meglio quella sorta di poesia scientifica e gnoseologica che innerva la ricerca di Carolina Lombardi, è opportuno guardare il suo video intitolato “Physarum polycephalum” in cui migliaia di fotogrammi montati in time-lapse riprendono la crescita e l’espansione di questo particolare organismo unicellulare coltivato pazientemente dall’artista per alcuni giorni in ambiente umido e quasi privo di luce. Secondo Valerio Eletti, Presidente del Complexity Education Project, “[…] Carolina ricama sistemi complessi: fa interagire tra di loro piani visivi paralleli, senza gerarchia, giocando con le lettere e la luce, con lo spazio e con una pluralità di territori interrelati. Pochi sono gli artisti che hanno saputo penetrare così a fondo nel contesto cognitivo e percettivo in cui si dipanano le teorie e le pratiche di questo dominio”. Sorprendente l’anagramma delle 16 lettere che costituiscono il nome e cognome dell’Artista CAROLINA LOMBARDI: RICAMAR IL BANDOLO o ancora: RICAMAN LI AL BORDO, riferito alla melma policefala, o ancora: LAB: RICAMANDO ORLI. Il tema della sua ricerca era già inscritto nel nome. “’Ricamando il caos’ allude ai sistemi complessi, non lineari, dinamici. Rimane in bilico tra ordine e disordine. Si fa ponte, soglia, confine. Tra organizzazione e caos, tra struttura e cambiamento di fase, tra singolare e plurale. Crea reti che nel medesimo tempo uniscono e dividono lo spazio. Tesse trame, parole, tessuti che rispecchiano la molteplicità del mondo permeando il linguaggio, il testo scritto e le sue infinite narrazioni. L’energia incessante che anima la vita non è forse essa stessa un ricamo, un tessuto, una rete costituita da migliaia di connessioni in continua evoluzione?” (C. Lombardi). Inaugurazione mercoledì 22 novembre 2023, ore 17.00. Scarica il comunicato stampa

FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX)

Dal 14 novembre 2023 al 14 gennaio 2024 il Museo Boncompagni Ludovisi ospiterà la mostra FIFTIES IN ROME. La couture anni ’50 (RMX), a cura di Stefano Dominella presidente onorario della maison Gattinoni, in collaborazione con l’Accademia del Lusso ente italiano di alta formazione specializzato nella preparazione di profili creativi e manageriali per settori moda e design. L’esposizione-performance Fifties in Rome racconta la rivoluzione dello stile, ripercorrendo attraverso una ricercata selezione di abiti (alcuni mai esposti prima d’ora) il periodo irripetibile degli anni ’50, fondamentale per la storia del Made in Italy. Le creazioni provengono dall’archivio storico personale di Stefano Dominella, curatore dell’esposizione, dalle collezioni di moda del Museo Boncompagni Ludovisi e da importanti archivi storici privati. Gli ambienti e gli arredi di gusto eclettico romano di inizio Novecento del Museo diventano la location per l’ambientazione di una suggestiva esposizione anni Cinquanta accompagnata da alcuni abiti tratti dall’archivio storico museale. La moda degli anni ’50 ha influenzato tutte le decadi successive. Dopo la Seconda guerra mondiale si apre in Italia un decennio di grande ottimismo, di sviluppo economico, di benessere diffuso che si riflette in una vera e propria rivoluzione dello stile. Grazie al sostegno finanziario del Piano Marshall gli studi di Cinecittà diventano un polo attrattivo per l’industria cinematografica hollywoodiana, decretando la fusione dell’alta moda italiana con il cinema americano e la nascita di quella Hollywood sul Tevere che in brevissimo tempo raggiungerà con La dolce vita il massimo splendore e consacrerà la città di Roma come culla dell’haute couture. “Non capita spesso che a Roma si celebri la moda, eppure, dalla fine degli anni ’40, fu proprio nella capitale che alcuni tra i più talentuosi creatori di moda diedero vita alle loro attività con un estro artistico di tale portata da determinare l’ascesa e il consolidamento del Made in Italy in tutto il mondo.  In questa prospettiva la mostra Fifties in Rome è un’occasione unica, soprattutto per i più giovani, di vedere da vicino le mirabilie della creatività e dell’alto artigianato italiano e di ammirare, tra le altre, le creazioni di Carosa, Fernanda Gattinoni, Tiziani, Schoubert, Antonelli, Fabiani”. (Stefano Dominella, curatore della mostra FIFTIES IN ROME). Il progetto espositivo ha coinvolto le scuole superiori della città di Roma e provincia e si è avvalso della collaborazione degli studenti che sono stati invitati a realizzare dei bozzetti ispirati agli anni ’50. Una commissione di selezionati esperti assegnerà al più talentuoso degli studenti l’iscrizione gratuita ad uno dei corsi dell’Accademia del Lusso di Roma. L’Accademia del Lusso trasmette ai propri studenti i valori fondamentali del Made in Italy attraverso la valorizzazione e la riscoperta della storia, dove la tradizione incontra l’innovazione. Con il patrocinio del Comune di Roma – Assessorato ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda Accademia del Lusso dal 2005 fornisce le competenze teoriche e pratiche necessarie per poter operare nei vari distretti del lusso con particolare attenzione alla sostenibilità e alla responsabilità etica nel sistema del fashion. La proposta formativa di Accademia del Lusso, costantemente aggiornata per offrire a ogni iscritto percorsi di studio in linea con le più attuali richieste del mondo del lavoro, comprende Corsi di laurea, Master e Professional Courses. Tutti i corsi permettono di acquisire conoscenze approfondite e subito spendibili nella professione attraverso programmi dinamici che prevedono lezioni interattive, laboratori, workshop, seminari, visite ad aziende e partecipazione a fiere ed eventi. Le classi a numero chiuso favoriscono l’alta qualità della formazione e il confronto mirato e personalizzato con i docenti, che oltre a insegnare sono anche professionisti affermati nel loro ambito di competenza. Le sedi principali sono a Milano in via Montenapoleone e a Roma in Piazza di Spagna, vetrine d’eccellenza sul mondo del lusso. Inaugurazione martedì 14 novembre ore 17.30. Scarica il comunicato stampaScarica la brochure

Riflessioni di Archiscultura. Fotografia Scultura Architettura

AVVISO AL PUBBLICO: La mostra è prorogata fino al 16 febbraio 2024 Il 28 ottobre alle ore 16.30 si aprirà al pubblico la mostra “Riflessioni di Archiscultura. Fotografia Scultura Architettura”, al Museo Hendrik Christian Andersen, diretto da Maria Giuseppina di Monte e afferente alla Direzione Musei statali della città di Roma, diretta da Massimo Osanna. L’esposizione, curata da Emilia Ludovici, resterà aperta al pubblico fino al 28 gennaio 2024. Quattro le sezioni che illustrano temi e momenti salienti nello sviluppo dell’artista, grazie ad un dialogo fra passato e presente che attinge dal considerevole repertorio fotografico, conservato nell’archivio. Da qui provengono le fotografie che Hendrik Andersen ha gelosamente conservato, spesso affidando gli scatti a fotografi professionisti, per immortalare le sue opere una volta terminate o mentre era a lavoro nell’atelier o nelle pause dalle fatiche del laborioso montaggio. Molte sono le fotografie di sculture esposte nella gipsoteca e nella galleria, altre sono foto di opere in deposito, esposte nel salone centrale per l’occasione e messe a confronto con quelle scattate durante laboratori e contest fotografici promossi dal museo. L’esito ha dato vita a “Il LABirinto” a cui ha partecipato anche lo staff del Museo. Punto di partenza e di arrivo dell’itinerario della mostra è un lavoro site-specific di Luigi Russo che ha realizzato un’insolita mini installazione dall’evocativo titolo “Dia-edro. La storia della vita” richiamando il valore del medium fotografico che diventa in questo caso un oggetto di design. Il tema prescelto dalla mostra è quello della scultura monumentale e di come questa viene percepita all’interno di uno spazio architettonico unico, quale può essere quello di una casa museo. Il percorso si articola in quattro sezioni cercando sempre una connessione fra passato e presente, ricerca, studio e valorizzazione del complesso patrimonio del Museo. Al termine del percorso espositivo il pubblico potrà fotografarsi accanto alla gigantografia di Hendrik Andersen in un selfie. Fa da pendant al percorso museale una sosta nel deposito. In questo spazio, che non sarà sempre accessibile, bensì visitabile secondo un calendario di visite programmate comunicate mensilmente tramite i canali ufficiali e social del Museo, sarà possibile apprezzare il grande modello della “Fontana dell’Immortalità”, un progetto di carattere architettonico e scultoreo insieme in cui Hendrik Andersen ha riprodotto in scala assai ridotta il progetto della fontana. Calendario visite: venerdì 1 dicembre 2023 ore 16.00 mercoledì 17 gennaio 2024 ore 12.00 mercoledì 14 febbraio 2024 ore 11.00 Le visite guidate al deposito della durata di un’ora circa saranno condotte dallo staff del Museo e dai restauratori della Direzione Musei statali della città di Roma. (gruppi max. 15 persone fino a esaurimento posti – non è richiesta la prenotazione) Il modello è stato appena restaurato, dopo un paziente e delicato intervento, curato dalla dottoressa Silvana Costa, coordinatrice del Laboratorio di restauro dei Musei Statali della città di Roma in collaborazione con Antonella Malintoppi e Louis Dante Pierelli. Il restauro ha riportato alla luce le tenui nuances nei toni del verde chiaro e giallo ocra e le piccole e fragili sculture che lo ornano. La mostra intende illuminare, attraverso gli scatti fotografici, le peculiarità del progetto dell’artista e al contempo svelarne i segreti, gli aspetti più intimi e riposti che la fotografia, per sua natura indagatrice e rivelatrice, riesce a far emergere. La casa museo prende vita, il passato rivive nel presente in un viaggio d’esplorazione e di conoscenza che mette in evidenza aspetti inediti e inaspettati. Preview stampa 25 ottobre ore 17.30 Opening 28 ottobre ore 16.30 Durata fino al 16 febbraio 2024 Comunicato stampa

Dal 29 settembre al Museo Andersen la mostra ‘Le tele di Penelope. Partitura a schema libero in 5 movimenti’ di Danilo Maestosi

Si aprirà al pubblico il 29 settembre la personale di Danilo Maestosi Le tele di Penelope. Partitura a schema libero in 5 movimenti al Museo Hendrik Christian Andersen, diretto da Maria Giuseppina di Monte e afferente alla Direzione Musei Statali della città di Roma, diretta da Massimo Osanna. L’esposizione, curata da Erminia Pellecchia con la collaborazione di Maddalena Paolillo, resterà aperta al pubblico fino al 29 ottobre 2023. Un viaggio tra l’età omerica e il nostro presente lacerato. Attraverso la figura di Penelope, presa in prestito da Danilo Maestosi per raccontare, insieme alla storia della moglie di Ulisse, la sua, la nostra storia. Un viaggio nel tempo, come tutte le mostre dell’artista romano, e la chiusura di un ciclo iniziato tre anni fa, dalla fine del 2019 al 2022 e che ora lo porta verso altre scene, cercando il contatto con le opere del Museo Andersen e la «città ideale» sognata dal pittore norvegese. Caratterizzato da due eventi di straordinario impatto collettivo – la lunga stagione del Covid e l’invasione dell’Ucraina – la mostra è, soprattutto, una riflessione sul senso dell’arte. Penelope è la pittura, lo strumento attraverso il quale Maestosi prova a demolire le nostre prigioni, il gesto di fantasia per immaginare un futuro possibile disfacendo e cercando forme, proprio come fa l’eroina greca che, nel rito creativo di tessere e scucire la sua tela infinita, prova a impadronirsi del proprio destino. La mostra delle tele di Penelope è come un filo teso tra abissi di speranza, orrore e attesa. Le tele di Penelope. Partitura a schema libero in 5 movimenti di Danilo Maestosi 29 settembre – 29 ottobre 2023 Opening 29 settembre ore 17.00-19.00 Danilo Maestosi, 1944, romano, giornalista, ha lavorato per varie testate: Tempo, Paese Sera, Rai, Ansa, Messaggero. Ha diretto la rivista Cinema del silenzio e scrive come cronista e critico d’arte per i quotidiani on line Succede Oggi e Striscia Rossa. Ha cominciato ad esporre dal 1998, a Ravello, Palazzo della Marra, con la mostra «Come ombre sui muri». Ha alle spalle oltre quaranta personali in varie città italiane e un centinaio di partecipazioni a collettive. Lavora e sviluppa la sua ricerca per cicli: «Lunario» (2004, Museo del Vittoriano, Roma, poi a Napoli, Salerno e Potenza), «Le Mille e una seta» (2006, Museo del Vittoriano, Roma, poi a Berlino), «Parabole», con Alexander Jakhnagiev (2007, Macro di Roma, poi nella Galleria «Studio S» di Carmine Siniscalco, poi al Cairo e a Tel Aviv), «Musica», (2007, Palazzo Comunale, Viterbo, poi a Salerno, Lodi, Ravello e nel 2010 al Museo del Vittoriano, Roma), «Migrazioni» (2010, Galleria «Ca’ d’Oro», Roma), «Era glaciale/Innesti» (2011, Carceri papaline, Montefiascone, nel 2013 a Frosinone e a Salerno) Nel 2009 e nel 2013 è stato invitato al premio Sulmona; dal 2008 al 2013 al festival di Giffoni. Nel 2009 è stato invitato a Bari al concorso «Dipingi i Silos». Nello stesso anno è tra i vincitori del concorso «Un mosaico per Tornareccio». Nel 2010, con altri pittori dell’Associazione «In tempo», ha partecipato ad un libro e una mostra intitolati «Noi credevamo». E ha preso parte, con altri cento pittori, ad una mostra ad Hangzhou in Cina. Nel 2016 ha presentato la mostra «Atlante inquieto» al Centro Plus Arte Puls di Roma. E ha presentato il ciclo «Le terre dei ricordi» alla Galleria «I Preferiti» di Roma, riproposta nel 2017 al Centro Culturale «Ailikit» di Minori. Dalla fine del 2019, nel clima di restrizioni della lotta al Covid, lavora ad un ciclo dedicato a «Penelope e alle sue Tele, fatte e disfatte». Da un decennio partecipa alle attività dell’Associazione «In Tempo», fondata da Ennio Calabria, con la quale ha collaborato alla stesura di due manifesti sulla pittura e a una serie di mostre collettive a Roma, Milano e Varsavia. La galleria Purificato – Zero ha incluso le sue opere nella mostra «Extravanguardia» che sta portando in giro in vari spazi pubblici d’Italia. Hanno scritto, tra gli altri, di lui: Massimo Bignardi, Renato Civello, Carla Mazzoni, Ennio Calabria, Danilo Eccher, Patrizia Fiorillo, Gianni Garrera, Roberto Gramiccia, Ida Mitrano, Marcello Napoli, Erminia Pellecchia, Vittorio Sgarbi, Gabriele Simongini, Claudio Strinati, Carmine Siniscalco, Marco Tonelli, Stefania Zuliani. Scarica il COMUNICATO STAMPA Info: Museo H.C. Andersen Via Pasquale Stanislao Mancini, 20 00196 Roma Il Museo è aperto dal martedì alla domenica, ore 9.30 – 19.30 (ultimi ingresso ore 19.00) Chiuso il lunedì Ingresso libero Mail dms-rm.museoandersen@cultura.gov.it Tel. + 39 06 3219089 Sito web: https://www.direzionemuseistataliroma.beniculturali.it/istituti/museo – hendrik-christian-andersen-roma/ FB: https://www.facebook.com/MuseoHendrikChristianAndersen/ IG: https://www.instagram.com/museohendrikchristianandersen/ TW: https://twitter.com/museoandersen Promozione e Comunicazione Direzione Musei Statali della città di Roma dms-rm.comunicazione@cultura.gov.it

Al Museo Boncompagni dal 23 settembre la mostra “The Artists House/La Casa degli Artisti. L’arte ‘viva’ di Sally Smart”

In occasione delle Giornate Europee del Patrimonio 2023 (23-24 settembre) quest’anno incentrate sul tema “Patrimonio InVita”, il Museo Boncompagni Ludovisi afferente alla Direzione Musei statali della città di Roma diretta da Massimo Osanna, dà vita al progetto espositivo The Artists House / La Casa degli Artisti. L’arte “viva” di Sally Smart in collaborazione con PostmastersROMA. La mostra è a cura di Matilde Amaturo, Valentina Filamingo, Eugenia Carabba Tettamanti, Paulina Bebecka. 23 settembre – 29 ottobre 2023 Opening sabato 23 settembre ore 18.00 /*! elementor – v3.15.0 – 09-08-2023 */ .elementor-widget-image{text-align:center}.elementor-widget-image a{display:inline-block}.elementor-widget-image a img[src$=”.svg”]{width:48px}.elementor-widget-image img{vertical-align:middle;display:inline-block} Sally Smart è una delle principali artiste contemporanee australiane riconosciuta a livello internazionale per le sue installazioni, performance, video e opere tessili che affrontano le intricate relazioni tra corpo, pensiero e cultura. Le sue opere utilizzano spesso tecniche di taglio, cucito e assemblaggio per creare immagini complesse e stratificate. Gli spazi del Museo Boncompagni Ludovisi, villino in stile eclettico di inizio Novecento abitato fino agli anni Settanta da un ramo della famiglia Boncompagni Ludovisi, diventano la “casa” dove vivono le opere di Sally Smart e le arti rievocate dai suoi lavori: l’antica tragedia greca, romana, la Commedia dell’Arte del XVI secolo, i Balletti Russi del primo Novecento. Ogni sua opera – ora ricamo artigianale, ora assemblaggio ora scultura in bronzo e tessuto – danza con la mitologia, gli archetipi, la psicologia, il costume, il teatro. Fauni, figure ancestrali, arlecchini, volti mitologici si aggirano negli spazi del museo dedicato alla moda e al costume del XIX e XX secolo, incontrano le opere della collezione, si integrano nelle scenografie museali, si confrontano con le arazzerie fiamminghe del XVII secolo e con le suggestioni archeologiche nel trompe l’oeil del salone delle Vedute che rievoca i fasti degli antichi Horti Sallustiani e della scomparsa Villa Ludovisi. Sally Smart (nata nel 1960 a Quorn) è una delle artiste australiane contemporanee più significative, con una pratica che coinvolge la politica dell’identità: idee relative al corpo, alla casa e alla storia. Sally Smart lavora con diversi mezzi artistici, dal collage, ai ritagli, alla serigrafia, agli oggetti, al video e al suono. L’atto di tagliare e riassemblare è al centro delle sue opere, che utilizzano elementi di tessuto che evocano il corpo umano, il domestico e il femminile. Sally Smart è riconosciuta a livello internazionale per la produzione di splendide installazioni di assemblaggio su larga scala realizzate con feltro, tela, tessuti serigrafati e tessuti di uso quotidiano che costruisce con spilli. È un’artista orientata al processo, che spesso presenta narrazioni che sovvertono le gerarchie di genere attraverso la decostruzione e la ricostruzione di eventi storici e associazioni politiche con le attività tradizionali delle donne. Sally Smart ha esposto ampiamente in Australia e a livello internazionale, come a Fukuoka, New York, Londra, Roma, San Paolo, Shanghai, Singapore, Giacarta e Hong Kong, solo per citarne alcune, e le sue opere sono rappresentate nella maggior parte delle principali gallerie, musei e collezioni in tutta l’Australia e in collezioni pubbliche e private, a livello internazionale. Smart è stata insignita di numerosi incarichi, premi e riconoscimenti, tra cui: Vice-Chancellors Professorial Fellow, VCA, University of Melbourne (2016-2020), membro del consiglio di amministrazione (vicepresidente) della National Association for the Visual Arts (NAVA) (2014-2020); Visual Arts Australia Council Grant (2018); membro della giuria Adelaide Contemporary, International Architecture Competition (2018); Australia Indonesia Institute Grant e Asialink/Creative Victoria (2016); Commissione d’arte pubblica, Shadow Trees, Buluk Park, Melbourne (2012); Artist-in Residence, The University of Connecticut, Storrs, USA (2012); e Trustee della National Gallery of Victoria (2002-2008), The ANZ Travelling Fellowship (1989) e H. P Gill Medal Adelaide (1981). Scarica il COMUNICATO STAMPA __ __ __ __ __ __ __ MUSEO BONCOMPAGNI LUDOVISI INFORMAZIONI Il museo e la mostra sono a ingresso gratuito. Orario di visita: dal martedì alla domenica ore 9.00 – 19.30; ultimo accesso ore 19.00 Tel. 06 42824074 Mail: dms-rm.museoboncompagni@cultura.gov.it Sito web: https://www.direzionemuseistataliroma.beniculturali.it/ FB: https://www.facebook.com/MuseoBoncompagniLudovisi IG: https://www.instagram.com/museoboncompagniludovisi/ Ufficio Promozione e Comunicazione Direzione Musei statali della città di Roma dms-rm.comunicazione@cultura.gov.it PostmastersROMA INFORMAZIONI Via G.M. Crescimbeni, 11 Roma Mail: roma@postmastersart.com Sito web: https://www.postmastersroma.com/ FB: https://www.facebook.com/PostmastersROMA/ IG: https://www.instagram.com/postmastersroma/

La bilancia e la spada Storie di giustizia a Castel Sant’Angelo

La Giustizia a Roma tra il XV e il XIX secolo viene spesso descritta dalle fonti di diverse epoche come severa e dura nelle pene. Si tratta certamente di una visione stereotipata corrispondente a un sistema legislativo complesso, del quale spesso le fonti dirette sono essenzialmente quelle popolari. La ferrea mano dei tribunali pontifici ha per secoli terrorizzato gli abitanti di Roma e contemporaneamente ha contribuito al crescere della fama di personaggi che diverranno leggendari, come la giovane nobile romana Beatrice Cenci, il filosofo Giordano Bruno, l’esoterista Borri, l’enigmatico conte di Cagliostro, solo per fare i nomi più celebri. Cospiratori, forestieri, assassini e infine carbonari e perfino garibaldini finirono nelle più atroci e anguste prigioni della città, rei di aver portato scompiglio nella vita pubblica per la loro condotta, ma anche solo per il loro pensiero. Attraverso i racconti delle loro vite è, tuttavia, possibile ricostruire non solo le atmosfere di epoche passate, ma anche l’incredibile storia degli spazi e degli scenari in cui le punizioni corporali, i processi spesso farsa e le macabre uccisioni che ebbero luogo a Roma tra il XV e XIX secolo. Infatti, lo scenario di tali narrazioni è uno dei luoghi simbolo di Roma e della giustizia che vi è stata praticata: la fortezza di Castel Sant’Angelo. Grandiosa costruzione eretta dall’imperatore Adriano come tomba per sé e per i suoi successori, fu iniziata intorno al 123 d.C. e terminata da Antonino Pio un anno dopo la morte di Adriano (139 d.C.). In essa furono accolte le sepolture dei membri della famiglia imperiale fino all’imperatore Caracalla (217 d. C.). L’edificio di Adriano, con la fine dell’impero romano avvenuta nel 476 d.C., abbandona definitivamente la sua funzione di Mausoleo per assumere quella di fortezza. L’ostrogoto Teodorico (493-526 d.C.) fu il primo a farne un carcere. Cessato il dominio bizantino e stabilitosi a Roma il potere temporale del Pontefice, Castel Sant’Angelo, dopo essere passato tra le varie casate dell’aristocrazia romana, divenne un luogo di prigionia e di supplizi per i vinti di ogni epoca. Assai numerosi furono coloro che vi trovarono la morte tra personaggi noti ed altri sconosciuti. Nel 1365 venne ceduto dagli Orsini al papato. Niccolò III iniziò la sua trasformazione in sicura residenza pontificia e lo collegò attraverso il Passetto di Borgo a san Pietro. Ai suoi merli Ottone III di Sassonia fece impiccare Crescenzio alla fine del X secolo, mentre l’imperatore Enrico IV nel 1083 vi assediò papa Gregorio VII. Con coraggio, nel 1155 i cittadini romani resistettero da qui al Barbarossa, in quel momento padrone di Roma, e nel 1347 vi trovò rifugio il tribuno Cola di Rienzo; nel 1440 vi morì prigioniero il Cardinale Vitelleschi, governatore dello Stato Pontificio; nel 1453 vi fu impiccato Stefano Porcari, sognatore della restaurazione dell’antica repubblica, e diversi anni dopo vi furono imprigionati, accusati di congiura e di eresia, gli umanisti Bartolomeo Sacchi (detto il Platina) e Pomponio Leto. Nel 1503 vi morì in prigionia il cardinale Giovanni Battista Orsini e nei primi anni del XVI secolo vi trovarono la morte alcuni avversari dei Borgia. Nel 1527 papa Clemente VII, lesto a percorrere il Passetto di Borgo, vi si rinchiuse per sfuggire alle truppe di Carlo V durante il Sacco di Roma. In questa circostanza anche Benvenuto Cellini, celebre orafo e scultore, trovò rifugio nel Castello insieme a una parte della popolazione della città e lo raccontò nelle sue memorie. Dopo la caduta di Firenze, nel 1531, trovò la morte nelle prigioni di Castel Sant’Angelo il predicatore domenicano Benedetto da Foiano. Stessa sorte toccò al Cardinale Carlo Carafa nel 1561 e sicuramente conobbero le celle di questo Castello anche Vittoria Accoramboni e il suo amante Paolo Giordano Orsini intorno al 1581. Nel 1538 vi era tornato anche, questa volta come prigioniero, Benvenuto Cellini, accusato di furto nella tesoreria del papa. Fu rinchiuso in una cella riservata alle persone di riguardo da dove riuscì ad evadere calandosi dall’alto muro facendo una corda con le lenzuola; fu nuovamente catturato e questa volta temette di essere gettato in una delle più spaventose celle della prigione, la più malfamata, detta Sammalo o San Marocco. Il condannato vi veniva calato dall’alto e la cella era tanto stretta che il prigioniero non poteva stare né in piedi né sdraiato. Con Cellini, tuttavia, la sorte fu benigna perché non vi fu rinchiuso e fu poi perdonato e liberato. Alla fine del XVI secolo saranno incarcerati e anche processati a Castel Sant’Angelo, Giordano Bruno e Beatrice Cenci. Quest’ultima, protagonista di una delle più fosche tragedie dell’epoca e incolpata, insieme ad altri membri della famiglia, dell’uccisione del padre Francesco, venne decapitata a Piazza Ponte, luogo della maggior parte delle esecuzioni di quei tempi, anche se numerose furono quelle eseguite nelle stesse celle e all’interno del Castello. La detenzione toccò anche a Giuseppe Francesco Borri, medico alchimista ed esoterista, presunto autore dei motti latini e dei simboli incisi lungo gli stipiti della cosiddetta Porta Magica (della quale verrà presentata una restituzione digitale alla fine della “rampa diametrale” del Castello), che vi morì nel 1695. Alla fine del XVIII secolo, anche Giuseppe Balsamo, il famigerato “Conte di Cagliostro”, dopo una condanna del Sant’Uffizio, fu tenuto prigioniero a Castello, prima di essere condannato e inviato a finire i suoi giorni nella rocca romagnola di San Leo. Le prigioni di Castello e il suo essere luogo principale di processi e incarcerazioni a Roma, suggerirono l’ambientazione dell’opera di Giacomo Puccini Tosca, che ha come sfondo la Roma del 1800; il protagonista del melodramma, il pittore Mario Cavaradossi vi finisce incarcerato con l’accusa di tradimento. Quando viene fucilato, Tosca, la sua amante, si uccide gettandosi dagli spalti del Castello. A partire dal XVII secolo Castel Sant’Angelo perde un po’ alla volta il ruolo di residenza pontificia per diventare quasi esclusivamente un carcere politico. Oppositori del dominio temporale, carbonari e patrioti finiscono i loro giorni di prigionia nelle sue prigioni almeno fino al settembre del 1871, anno in cui Roma viene proclamata capitale del Regno d’Italia. Le sue prigioni, ricavate in ogni

Maggio al Museo Nazionale degli Strumenti Musicali

Il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali propone un ricco calendario di appuntamenti per il mese di maggio, con numerosi concerti e visite guidate. Programma del mese Sabato 6 maggio Rassegna di musica antica ore 16.30 Visita guidata a cura di Andrea Fossà ore 17.30 Concerto di vari ensemble dal Barocco al Classico. A cura di Andrea Fossà Progetto in condivisione con il Conservatorio Statale di Musica Santa Cecilia Domenica 7 maggio Ingresso gratuito ore 16.00 Visita guidata a cura di Gianluca Dessi ore 17.30 Concerto Trio Hermes Ginevra Bassetti, violino Francesca Giglio, violoncello Marianna Pulsoni, pianoforte In collaborazione con A.Gi.Mus Sabato 13 maggio Rassegna di musica antica ore 16.30 Visita guidata a cura di Andrea Fossà ore 17.30 Concerto di vari ensemble dal Barocco al Classico. A cura di Andrea Fossà Progetto in condivisione con il Conservatorio Statale di Musica Santa Cecilia Festival Popolare Italiano ore 20.30 Rachele Andrioli “Leuca” Rachele Andrioli, voce, chitarra, tamburi a cornice Maurizio Pellizzari, chitarra Erasmo Treglia, violino Domenica 14 maggio Festival dei Fiati ore 10.00 Visita guidata alla collezione dei flauti ore 12.00 Concerto dell’ensemble di flauti Progetto in condivisione con il Conservatorio Statale di Musica Santa Cecilia ore 16.00 Visita guidata a cura di Lorena Filippi Sabato 20 maggio Rassegna di musica antica ore 11.00 Visita guidata alla collezione di flauti, a cura di Francesco Li Virghi ore 12.00 Concerto: consort di flauti rinascimentali. A cura di Paolo Capirci e Tommaso Rossi in collaborazione con i Conservatori di Benevento e Napoli Progetto in condivisione con il Conservatorio Statale di Musica Santa Cecilia Domenica 21 maggio Festival dei Fiati ore 10.00 Visita guidata alla collezione dei clarinetti ore 12.00 Concerto dell’ensemble “The Fingers” Progetto in condivisione con il Conservatorio Statale di Musica Santa Cecilia ore 16.00 Visita guidata a cura di Gianluca Dessi ore 17.30 Concerto Salotto Biedermayer Roberto Cilona, flauto Constantin Negoita, violoncello Marco Grisanti, pianoforte In collaborazione con A.Gi.Mus Venerdì 26 maggio Festival Popolare Italiano ore 17.30 Claudio Prima & Seme “Enjoy” Claudio Prima, organetto, voce Vera Longo, violino, voce Paola Barone, violino Cristian Musio, viola Marco Schiavone, violincello Sabato 27 maggio Rassegna di musica antica ore 11.00 Visita guidata agli strumenti ad arco, a cura di Andrea De Carlo ore 12.00 Concerto: consort di viole da gamba. A cura di Andrea De Carlo Festival Popolare Italiano ore 17.30 Enzo Rao “Shamal Re-Wind” & Mario Crispi “Arenaria” Enzo Rao Camemi, violino, oud, saz Mario Crispi, voce, strumenti a fiato arcaici ed etnici, laptop Giuseppe Viola, clarinetti, chalumeau, sax soprano Nino Agrusa, contrabbasso Massimo Frasca, batteria Aki Federico Spadaro, piano Maurizio Curcio, chapman stick, laptop Carmelo Graceffa, percussioni, drum set Domenica 28 maggio Festival dei Fiati ore 10.00 Visita guidata alla collezione dei sassofoni ore 12.00 Concerto dell’ensemble “Hot to Sax” Progetto in condivisione con il Conservatorio Statale di Musica Santa Cecilia ore 16.00 Visita guidata a cura di Lorena De Filippi