L’intervento di restauro è stato finanziato con il “Fondo per il potenziamento della cultura e della lingua italiana all’estero” (anno 2020) ed è stato affidato alla restauratrice, dott. ssa Nicoletta Vicenzi.
L’arazzo in lana e seta di manifattura fiamminga (metà sec XVII) con scene boschive era stato per un lungo periodo “nascosto” da pesanti teli che servivano da sfondo ad un gruppo di dodici arazzi contemporanei appartenenti alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma.
Al momento dell’intervento di restauro l’arazzo presentava uno stato di conservazione mediocre. Consistenti depositi di polvere risultavano presenti su tutta la superfice, intrappolati nel fitto intreccio delle fibre insieme a lacune di varia entità, perdita di trame, tagli, importanti macchie di muffa.
Anche la fodera stessa era stata interessata da depositi di polvere, deformazioni e lacune provocate da attacchi biologici. In ultimo l’erroneo sistema di ancoraggio a parete mediante tubi metallici interni alle fodere aveva creato delle fortissime deformazioni al tessuto. L’arazzo non “cadeva” in modo naturale come avrebbe dovuto fare per sua peculiarità.
L’intervento di restauro sull’arazzo ha avuto pertanto una duplice finalità: da un lato ha ripristinato la solidità, restituendo al manufatto l’autosufficienza che gli ha consentito di essere maneggiato ed esposto con sicurezza; dall’altro ha consentito il massimo recupero dell’immagine compatibile con il suo stato attuale.